Mostre 2020

Immagini e Parole

Immagini e Parole

A cura di Carmen Lorenzetti

La mostra delle opere dei vincitori del Concorso Zucchelli 2020 prevede l’esposizione a cura di Carmen Lorenzetti, dal titolo “Immagini e parole”, inaugurata venerdì 26 giugno 2020 negli spazi interni di Zu.Art giardino delle arti di Fondazione Zucchelli in vicolo Malgrado 3/2 a Bologna. Sono presenti  installazioni, video e fotografie, lavori di scultura e pittura: le opere degli studenti che hanno vinto il Concorso annuale promosso da Fondazione Zucchelli per valorizzare i giovani artisti emergenti, premiate da una Commissione composta da Valerio Dehò e Carmen Lorenzetti, docenti dell’Accademia, e da Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo, esperto designato da Fondazione Zucchelli.

Testo curatoriale di Carmen Lorenzetti

“I premiati Zucchelli sono come sempre un esempio della pluralità di modalità espressive che caratterizza l’arte contemporanea oggi. Possiamo dire che quest’anno hanno privilegiato due approcci, uno che si rifà al campo visuale e all’immagine, l’altro che si riferisce all’elemento discorsivo e quindi della parola. Nel primo caso abbiamo una sensibile attenzione verso la pura forma, la sua pregnanza materiale e l’impalpabilità della sua espressione. In questo caso si privilegia il medium e la sua tradizione, giocando con la sua specificità, per quanto ibrida e profana, fino ad arrivare ad un approccio che sottolinea la sua misteriosa imprevedibilità. Nel secondo caso invece si interpella la natura testuale dell’opera, il suo farsi dialogo e interpellare così lo spettatore che è chiamato a leggere e interpretare un racconto, che può essere intimo e personale oppure sociale e generale. Ma può anche costituire una deriva geografica in cui si iscrivono memorie e ricordi, oppure una segnaletica che invita il visitatore a una inedita attenzione”.

 

E' possibile collegarsi al sito di Opentour 2020 nella sezione Special Projects

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Locandina Art City 2020

ARTE e MONDO

Il concorso Zucchelli quest’anno ha mostrato una grande varietà di proposte poetiche e un’ampia partecipazione a riprova dell’interesse che il premio annuale riveste per gli studenti dell’istituzione accademica, che sono sempre più alla ricerca di piattaforme e opportunità dove mostrare il proprio lavoro. Gli allievi infatti sono abituati a confrontarsi con il mondo al di fuori dell’Accademia, grazie anche alle possibilità che l’istituzione, che in questi ultimi anni è molto attiva anche su questo fronte, offre. In questo panorama un ruolo di primissimo piano svolge, è doveroso riconoscerlo, la Fondazione Zucchelli che, non solo elargisce sei borse di studio all’anno seguendo la propria mission dovuta al lascito delle sorelle Zucchelli, ma proprio a partire dal 2019 amplia gli orizzonti anche grazie al premio Art Up, premio della Critica e dei Collezionisti che ha luogo durante l’Opentour di fine anno accademico. Proprio con questo premio quest’anno ci sono stati dei richiami, il che dimostra l’armonia di giudizio anche tra diverse giurie e la funzione di segnalazione e selezione mirata che questo tipo di iniziative riesce a svolgere. Ma c’è un ulteriore motivo molto profondo di interesse in kermesse come questa che individuano nei giovani allievi i possibili artisti del futuro: la possibilità di scoprire nel loro nascere viatici nuovi, poetiche attuali, problematiche profonde che innervano le opere e mostrano scenari che in nuce anticipano l’arte di domani. La prima caratteristica che emerge è la grande varietà di media e percorsi altamente individualizzati, ormai non esistono preclusioni e il linguaggio si apre a contaminazioni e ibridazioni. Questo non solo sul piano mediale, ma anche su quello del confronto con forme e contenuti che appartengono a mondi che esulano da quello specifico dell’arte. Infatti vengono scandagliati, e trasposti nel mondo artistico, universi vastissimi come quelli interiori ed esteriori, il regime del sogno e quello del lavoro, l’inquietudine della morte e la gioia della vita e della carne. L’arte così si apre al mondo e il mondo viene risucchiato nella narrazione dell’arte. Esemplare da questo punto di vista è l’opera vincitrice del Primo Premio, Premio al Talento dato a Xia Shafei, all’interno dei suoi fluidi acquerelli sulla raffinata carta di riso scivola libero e sicuro un caleidoscopio di figure e di narrazioni, che testimoniano la voracità dello sguardo contemporaneo che accumula citazioni dalle fonti più svariate e le piega alle proprie interpretazioni del mondo e del sé: la bilancia di un Giudizio Universale medievale domina un dipinto da cui sembrano scaturire e si intrecciano in chiave surreale presente e passato, Oriente e Occidente, vita ed eros, realtà e finzione, il tutto sul filo di un’acuta ironia. Anche la Menzione d’Onore, che è andata a Alessandra Carta, mostra un analogo confronto, ma sul filo del quotidiano, della vita, analizzata nella sua ciclica ripetizione, nella sua inesorabile scansione dovuta agli orari del lavoro. Su queste liste verticali l’allieva ha intelligentemente costruito una città modernista, le cui delicate variazioni sono reiterabili all’infinito. Nella modificazione dello skyline urbano c’è il respiro della libertà della vita che si insinua tra le pieghe dell’ordinario. Altamente evocativa è anche la pittura di Francis Offman, che, nelle ampie campiture di colori terrosi, dove affiorano talvolta elementi preziosi come l’oro e materiali alieni come la carta, richiama la terra d’Africa, le sue argille vivaci e le materie prime di cui è ricca. Francis procede per stratificazioni di materia, per espansione di aree i cui confini frastagliati mimano le imperfezioni della terra e l’instabilità delle emozioni. Molto preziosa è l’opera di Angela Grigolato che si focalizza sul concetto rappresentazione contemporanea. La doppia stampa gioca doppiamente sull’immagine, il concetto di mimesi e il concetto di indicalità, due caratteri che potrebbero stare agli antipodi, ma che vengono fusi attraverso l’unità fotografica. Infatti, abbiamo due ombre e due tracce o impronte che derivano dal contatto dell’anguilla con la superficie della carta che sarebbero i termini indicali, mentre il carattere vischioso dell’animale lascia una traccia che assomiglia a quella di una larga pennellata, ed ecco qui la mimesi. L’allieva è riuscita a creare un cortocircuito tra analogico e digitale di grande qualità e mistero. Jacopo Nacarrato invece recupera assonanze con l’Arte Povera attraverso l’uso di materiali di scarto, da imballaggio e di recupero, riuscendo a creare forme che simulano corpi, presenze iconiche, situazioni di persistenza e di resistenza. Valentina Palmisano infine si confronta con la situazione e l’aura che circonda la morte, in primis l’idea di abbandono, di isolamento fisico e architettonico e di confino anche dall’immaginario nella società contemporanea. Recupera il cimitero storico della Certosa e ne riempie gli interstizi che delimitano gli spazi con il sangue, un elemento vitale che richiama la vita, ma anche l’osmotica e impietosa continuità tra vita e morte.

Carmen Lorenzetti, curatrice*

*docente di Storia dell’Arte Contemporanea e Ultime Tendenze delle Arti Visive | Accademia di Belle Arti di Bologna

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