Vicolo Malgrado, 3/2
Attraverso il grande cancello, aperto nel muro carico di glicine, si accede al giardino delle “Case Zucchelli”, uno spazio accogliente e sereno, di verde, di fiori di canti di uccelli. Sviluppato sulla facciata posteriore di una bella palazzina a due piani con decorazioni liberty e racchiuso tra alti muri antichi, il giardino conserva diversi elementi del passato. Al centro si trova una bella fontana con vasca e putto in asse prospettico con la lunghissima loggia che attraversa il corpo di vari edifici per aprirsi al numero 90 di Strada Maggiore. Qui una lapide ricorda la famiglia di pittori e cantanti lirici Zucchelli e l’emerita fondazione, voluta dall’ultima erede Santina, volta al sostegno dei giovani talenti d’arte e musicali del Conservatorio di Musica e dell’Accademia di Belle Arti.
All’ingresso del giardino, dominato da un alto abete dal portamento irregolare, un annoso glicine si appoggia al terrazzino ricavato su una struttura assai curiosa: una collinetta artificiale creata per coprire una grotta profonda con funzione di ghiacciaia di città; l’accesso alla ghiacciaia, decorato con frammenti di roccie diverse, è chiuso da un cancelletto. Nella vicina aiuola, contenuta da un muretto in gesso e orlata da vasi di terracotta con fioriture annuali, crescono vecchie rose arbustive di diverse colorazioni, mentre in quella centrale, contornata da iris e da uno sfondo di sempreverdi, molte rose bianche illuminano tutto lo spazio ombreggiato da un grande tiglio. Tra gli altri alberi che compongono il ricco corredo verde del giardino si notano due ippocastani, due palme, un pero, un nespolo, e due vecchie piante arbustive, un ligustro e un bosso che per la rilevante età mostrano qui un insolito portamento arboreo.
Tra i fruttiferi, che tradizionalmente erano presenti nei giardini cittadini, possiamo osservare un annoso melograno che ora porta i segni di una recente potatura, ma che ha sempre elargito un’abbondante fruttificazione.
Il signor Giancarlo Cesari, figlio del venditore di frutta e verdura che per tanti anni fu affittuario della famiglia Zucchelli, probabilmente ultima persona ancora in vita ad avere conosciuto la fondatrice, ricorda che la signora Santina, “donna umile, discreta e di grande nobiltà d’animo”, quando riceveva l’affitto nella stagione della maturazione dei frutti, contraccambiava gli inquilini con un bel cesto di melegrane.
La melagrana è ormai divenuta il simbolo della Fondazione sia per ricordare la grande generosità della famiglia Zucchelli sia per la lunga e paziente crescita del talento dei giovani artisti destinatari delle borse di studio annuali volute dall’ultima discendente.
Oltre il muro del confine orientale, con caratteristica copertura, svettano le chiome folte di tigli e tassi dell’area verde contigua, sempre compresa nel triangolo urbano tra vicolo Malgrado, strada Maggiore e le mura di città su viale Ercolani.