Art City 2020

Angela Grigolato
Shadows 2019
Ombre nere si affacciano scivolose sulla superficie, sono un richiamo all’anguilla, uno dei pesci dalla migrazione più affascinante tra tutte le creature. Esse vivono per tutta la vita negli scoli fangosi per poi lanciarsi nelle acque marine fino al Mar dei Sargassi, nell’Oceano Atlantico. Durante questo lungo viaggio cambiano colore da nero ad argenteo, smettono di nutrirsi e mutano forma fisica. All’arrivo depongono le uova e dopodiché muoiono. Questo lavoro si augura di rappresentare entrambi gli aspetti di questo lungo viaggio tra buio e luce, le ombre sono ottenute con materiali organici allontanati dalla superficie dello scanner, mentre le sporcature sono i resti del loro passaggio. La pittura se così la si vuol chiamare diventa il tramite tra organico e tecnologico.
L’immagine digitale è pretesto per costruire un luogo di narrazione poetica.

Xia Shafei
Io gioco con me 2019
Il destino è ridicolo.
Il mondo per me è fantastico, buffo, pericoloso e gioioso.
Nel mio lavoro qui presentato, strani personaggi nudi e animali sono i protagonisti. Loro litigano, giocano e cercano l’equilibrio nel mondo.
Nonostante le beffe del destino, loro esistono insieme.
Il titolo “io gioco con me” ricorda il mio bisogno, in alcuni momenti, di giocare da sola anche se ho vicino a me amore, amici e famiglia.

Alessandra Carta
Crisi di nervi, 2016
parte di un contatore elettrico, filo di rame, filo fluorescente
L’opera è ispirata al libro di Tiziano Scarpa “Corpo”, in particolare al capitolo dedicato ai nervi.
“I miei nervi sono i fulmini del mio corpo […] I miei nervi scaricano a terra la scossa delle mie emozio­ni […] Nel mio corpo si sfogano tempeste elettriche, lampi frizzano nel cielo. Anche sopra la mia testa ci sono nervature trasparenti, invisibili canali che convogliano le crisi di nervi nell’atmosfera[…]. Quando si innesca un pensiero dentro i cervelli galleggianti nel cielo, la perturbazione mentale se ne disfa scaricandolo al suolo”
Seguendo la descrizione di Tiziano Scarpa, l’installazione utilizza il parallelismo tra i nervi e le scariche elettriche. La parte del contatore elettrico che ho utilizzato, è diviso in due, a simboleggiare i due lobi del cervello, quello sinistro e quello destro. Quello sinistro è spento, mentre quello destro, che governa la parte emozionale è accesso. La nuvola di fili di rame rappresenta l’accumularsi dei pensieri e il groviglio delle emozioni che vengono “scaricate a terra” dal dispositivo luminoso, posto alla base dell’installazione. L’opera rappresenta anche un mio autoritratto, la mia parte scientifica e la mia parte artistica che convivono e a volte si scontrano tra loro creando piccoli cortocircuiti….creativi!

Francis Offman
Senza titolo 2019
“I lavori di Francis Offman sono tele (non intelaiate) dai contorni irregolari, dipinti che nascono attraverso l’associazione di parti (o porzioni) di colori vividi, piatti e uniformi, e zone realizzate a collage con l’inserimento di brandelli di carta – carta sottile e più spessa, recuperata da incarti per il pane o dalle scatole di scarpe - che entrano nella composizione come lacerti o ferite; un incontro che solo occasionalmente può far emergere elementi riconducibili al reale: un albero secco, una montagna, una porzione d’acqua, di terra o di cielo…

I lavori di offman sono libere composizioni che sottendono fragili richiami, minimi e dimessi, a un mondo lontano (l’africa e il ruanda, dove l’artista ha trascorso parte dell’infanzia) e alle sue consuetudini, a una memoria traumatica e a un’identità incerta, spazi frastagliati e movimentati che non possono dar vita a un paesaggio organico.”.

Davide Ferri

Vale Palmi
Deportatio in Insulam (Certosa) 2019
L’Isola della Certosa, il principale cimitero bolognese, è sagomata su una lastra di ferro zincato secondo il perimetro delle sue mura e incastonata in un Angolo per conferirle un senso di profondità e di esclusione rispetto al corpo dello spettatore.

Jacopo Naccarato
Corpo I  2019
Un instabile volume carnaceo che si presenta morbido e solenne. Una severa e, al tempo stesso, rassicurante figura paterna.
La natura sensibile dei materiali che avvolgono l’oggetto si oppone, almeno in parte, al carattere severo e lineare di questo pilastro, obelisco. La superficie è graffiata, macchiata, lacerata e allacciata strettamente (quasi soffocata) al tronco come una veste che ci restituisce l’idea della pelle stessa di questo corpo. Allora questo volume, questo pilastro ci appare già più familiare.
Un ibrido che dall’architettura vira verso la figura umana nel punto in cui la stessa architettura cattura l’essenza, l’individualità di chi vi

ARTE e MONDO

Il concorso Zucchelli quest’anno ha mostrato una grande varietà di proposte poetiche e un’ampia partecipazione a riprova dell’interesse che il premio annuale riveste per gli studenti dell’istituzione accademica, che sono sempre più alla ricerca di piattaforme e opportunità dove mostrare il proprio lavoro. Gli allievi infatti sono abituati a confrontarsi con il mondo al di fuori dell’Accademia, grazie anche alle possibilità che l’istituzione, che in questi ultimi anni è molto attiva anche su questo fronte, offre. In questo panorama un ruolo di primissimo piano svolge, è doveroso riconoscerlo, la Fondazione Zucchelli che, non solo elargisce sei borse di studio all’anno seguendo la propria mission dovuta al lascito delle sorelle Zucchelli, ma proprio a partire dal 2019 amplia gli orizzonti anche grazie al premio Art Up, premio della Critica e dei Collezionisti che ha luogo durante l’Opentour di fine anno accademico. Proprio con questo premio quest’anno ci sono stati dei richiami, il che dimostra l’armonia di giudizio anche tra diverse giurie e la funzione di segnalazione e selezione mirata che questo tipo di iniziative riesce a svolgere. Ma c’è un ulteriore motivo molto profondo di interesse in kermesse come questa che individuano nei giovani allievi i possibili artisti del futuro: la possibilità di scoprire nel loro nascere viatici nuovi, poetiche attuali, problematiche profonde che innervano le opere e mostrano scenari che in nuce anticipano l’arte di domani. La prima caratteristica che emerge è la grande varietà di media e percorsi altamente individualizzati, ormai non esistono preclusioni e il linguaggio si apre a contaminazioni e ibridazioni. Questo non solo sul piano mediale, ma anche su quello del confronto con forme e contenuti che appartengono a mondi che esulano da quello specifico dell’arte. Infatti vengono scandagliati, e trasposti nel mondo artistico, universi vastissimi come quelli interiori ed esteriori, il regime del sogno e quello del lavoro, l’inquietudine della morte e la gioia della vita e della carne. L’arte così si apre al mondo e il mondo viene risucchiato nella narrazione dell’arte. Esemplare da questo punto di vista è l’opera vincitrice del Primo Premio, Premio al Talento dato a Xia Shafei, all’interno dei suoi fluidi acquerelli sulla raffinata carta di riso scivola libero e sicuro un caleidoscopio di figure e di narrazioni, che testimoniano la voracità dello sguardo contemporaneo che accumula citazioni dalle fonti più svariate e le piega alle proprie interpretazioni del mondo e del sé: la bilancia di un Giudizio Universale medievale domina un dipinto da cui sembrano scaturire e si intrecciano in chiave surreale presente e passato, Oriente e Occidente, vita ed eros, realtà e finzione, il tutto sul filo di un’acuta ironia. Anche la Menzione d’Onore, che è andata a Alessandra Carta, mostra un analogo confronto, ma sul filo del quotidiano, della vita, analizzata nella sua ciclica ripetizione, nella sua inesorabile scansione dovuta agli orari del lavoro. Su queste liste verticali l’allieva ha intelligentemente costruito una città modernista, le cui delicate variazioni sono reiterabili all’infinito. Nella modificazione dello skyline urbano c’è il respiro della libertà della vita che si insinua tra le pieghe dell’ordinario. Altamente evocativa è anche la pittura di Francis Offman, che, nelle ampie campiture di colori terrosi, dove affiorano talvolta elementi preziosi come l’oro e materiali alieni come la carta, richiama la terra d’Africa, le sue argille vivaci e le materie prime di cui è ricca. Francis procede per stratificazioni di materia, per espansione di aree i cui confini frastagliati mimano le imperfezioni della terra e l’instabilità delle emozioni. Molto preziosa è l’opera di Angela Grigolato che si focalizza sul concetto rappresentazione contemporanea. La doppia stampa gioca doppiamente sull’immagine, il concetto di mimesi e il concetto di indicalità, due caratteri che potrebbero stare agli antipodi, ma che vengono fusi attraverso l’unità fotografica. Infatti, abbiamo due ombre e due tracce o impronte che derivano dal contatto dell’anguilla con la superficie della carta che sarebbero i termini indicali, mentre il carattere vischioso dell’animale lascia una traccia che assomiglia a quella di una larga pennellata, ed ecco qui la mimesi. L’allieva è riuscita a creare un cortocircuito tra analogico e digitale di grande qualità e mistero. Jacopo Nacarrato invece recupera assonanze con l’Arte Povera attraverso l’uso di materiali di scarto, da imballaggio e di recupero, riuscendo a creare forme che simulano corpi, presenze iconiche, situazioni di persistenza e di resistenza. Valentina Palmisano infine si confronta con la situazione e l’aura che circonda la morte, in primis l’idea di abbandono, di isolamento fisico e architettonico e di confino anche dall’immaginario nella società contemporanea. Recupera il cimitero storico della Certosa e ne riempie gli interstizi che delimitano gli spazi con il sangue, un elemento vitale che richiama la vita, ma anche l’osmotica e impietosa continuità tra vita e morte.

Carmen Lorenzetti, curatrice*

*docente di Storia dell’Arte Contemporanea e Ultime Tendenze delle Arti Visive | Accademia di Belle Arti di Bologna

Mostra Arte e Mondo - a cura di Carmen Lorenzetti - ART CITY 2020 Bologna - Fondazione Zucchelli