Art City 2019

Nell’ambito di ART CITY Segnala 2019 in occasione di Arte Fiera

ELOGIO DELLA LENTEZZA | La costante rivoluzione dell’arte

Mostra Vincitori Borse di Studio del Concorso Zucchelli 2018 | Allievi Accademia di Belle Arti di Bologna

A cura di Carmen Lorenzetti

Nell’ambito della  Mostra Vincitori Borse di Studio del Concorso Zucchelli 2018
Esposizione delle opere dei Vincitori del Concorso Zucchelli 2018 per

Premio al Talento | Daniele Di Girolamo

E Menzione d’Onore del Premio al Talento | Li Zhuwei

Bologna 1-3 Febbraio 2019

Venerdì ore 12-20 |Vernice e Vin d’Honneur ore 18:30
Sabato ore 12-22 | in occasione di ART CITY White Night
Domenica ore 12-19

Zu.Art giardino delle arti di Case Zucchelli
Vicolo Malgrado 3/2 | Bologna

Gianluca Ascione
Oxygen Boy, 2017
Andrea è un ragazzo che studia da fuorisede a Bologna. Per le vacanze estive torna a casa e si trova a fare i conti con il suo passato, i suoi vecchi amici e amori adolescenziali. Un incidente stradale che catapulta il personaggio in un profondo e irreversibile coma, è l’espediente narrativo per raccontare la realtà filtrata attraverso l’immaginario di Andrea.

Alessio Alfredo Cosentino
Melancholy of  Melopomene, 2018
Con la figura del cavallo ho ricercato un’immagine che si dilati nel tempo, anzi, che permetta di perderne la percezione. Una rappresentazione che riesce nel compito di riunire due fenomeni: quello dell’azione e quello del tempo. La loro congiunzione implica una visione del tempo che possa conciliarsi con un’esigenza d’efficacia dell’azione umana. È la sfumatura trascurabile, la correzione minuscola che favorisce il buon esito. Un ‘’momento’’, ma non inteso come una durata misurabile.

Angela Grigolato
Scan (numero 7), 2018
L'irriconoscibilità è un punto cardine di questo lavoro in cui il soggetto è stato catturato con una scansione digitale. La scansione seleziona ciò che viene posto in primo piano, ciò che verrà sfocato, ciò che invece sarà a fuoco; e si sostituisce, in parte, all'artista nell'essere occhio discernente. La copia digitale non è più la copia fedele ma diventa un'immagine dentro la quale ognuno può cercare il soggetto e dargli un nome in base a cosa ci vede dentro.

Alessandra Sarritzu
Rimembranze familiari n. 6, 2017
E’ un progetto legato alla sua infanzia e al concetto di memoria, di appartenenza, di identità, di legame, di frammentazione e di tempo. Ragionando sulle proprie origini e attraverso la scelta e la manipolazione di un personale materiale d’archivio, sviluppa delle immagini trasfigurate, quasi sfuggenti, che rappresentano una parte del suo vissuto che torna ad essere visibile e che possono essere lette come una sorta di autoritratti.

Agata Torelli
Adversa #4, 2018
Ogni organisimo ha una struttura specifica, una “mappa corporea”, a cui corrispondono specifiche relazioni di piacere e dolore. L’intento è ricercare, mediante delle macchine performative, le posture che soddisfano la mia personalissa mappa. Adversa #4 si avvale di una sorta di altalena, la peculiarità di questa macchina è la sua autonomia oggettuale, poiché si fa carico di tutto lo sforzo accogliendo il peso corporeo.

Daniele Di Girolamo
Stranieri e pellegrini
video
03:20 min.
2017
Delle mattonelle di sale si sciolgono sul bagnasciuga fino a dissolversi. L’audio segue un processo analogo: gradualmente perde dati rendendo irriconoscibile il suono della risacca.

Zhuwei Li
Tela
2018
Li Zhuwei lavora con la materia in maniera intrinseca, i suoi lavori realizzati con la tela grezza raccontano proprio questo rapporto intimo e vitale con i materiali al loro livello più semplice. L’artista ha un atteggiamento diretto e concreto nei confronti della materia che fa mutare tramite azioni concettualmente semplici e meditative. L’azione del togliere i fili dalla tela uno per uno permette l’immersione nella pratica e la conseguente trascendenza della materia tramite il suo sfondamento. Infatti lo sfilacciamento della materia, così come della realtà, è funzionale alla creazione di un grande buco semitrasparente che permette di vedere oltre.

L’ARTE DELLA LENTEZZA

Le opere degli studenti vincitori del Premio Zucchelli di quest’anno mi fanno venire in mente il concetto di lentezza, ne recupero il valore, ne assaporo le valenze, ne sento fortemente l’urgenza. Nella mia libreria sfoglio le pagine ingiallite del romanzo La scoperta della lentezza (1983) dello scrittore tedesco Sten Nadolny e ricordo il monito per cui mi era stato regalato. A distanza di anni, dopo internet e l’azzeramento delle distanze temporali e geografiche e una vita quotidiana tirannicamente di-stratta dai dispositivi che condannano all’always-on, quel libro trova risonanze in altri libri come L’elogio della lentezza (2014) dell’ex direttore dell’Istituto di Neuroscienza del CNR Lamberto Maffei, La storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza (2013) di Luis Sepúlveda, fino addirittura al sito www.vivereconlentezza.it creato dal bocconiano Bruno Contigiani. Il recupero della lentezza in un mondo sempre più segnato dalla velocità, dalla prestanza, dalla performatività, dalla competitività, dall’apparenza, dalla superficie spezzettata e a brandelli del tessuto della nostra realtà, ha una valenza sovversiva e rivoluzionaria. E’ esattamente il contrario del dovere essere promulgato dall’industria e dalla pubblicità a cui la banalità quotidiana si attiene religiosamente. La lentezza spalanca la dimensione del tempo, improvvisamente ci si riappropria di una misura umana, del proprio percorrere liberi e concentrati in se stessi spazi e pensieri. Mi immagino i giovani artisti proprio in questo stato, squadernato ora davanti a noi con le loro opere. Ciascuno di loro ne è consapevole, lo scrive nelle brevi righe descrittive della propria poetica. E penso che dovremmo prendere lezioni da loro e non viceversa, almeno talvolta.
L’opera del vincitore del 1° Premio, Premio al Talento, Daniele Di Girolamo intitolata Preghiera (2018)* fa respirare potentemente insieme uomo e natura con un ritmo ciclico e potenzialmente infinito. Si appropria della parte più profonda e misteriosa dell’estetica, che vive nell’imminenza, sul limen, nell’evocazione di eventi minimali, quasi impercettibili allo sguardo dis-tratto della contemporaneità.
Anche quest’anno è stato doveroso dare una Menzione d’Onore: è andata a Li Zhuwei*, che, con l’opera Tela, 2018, ha rianimato il concetto di pittura indagandone lo statuto di supporto e scardinandone in modo delicato, paziente e letterale la natura di superficie, superandone così la natura bidimensionale.
Ho trovato particolarmente struggente nella sua sincerità l’opera Melancholy of Melpomene (2018) di Alessio Alfredo Cosentino, che crea un cortocircuito complesso tra il fare e il tempo, l’evolversi dell’azione e la sua coincidenza temporale, fino al tragico momento dell’interruzione e distruzione di un processo, che ritorna così sui suoi passi. L’artista si flette in se stesso e si guarda quasi stupito attraverso un soggetto nobile vecchio di millenni.
Alessandra Sarritzu con il “polittico” Rimembranze familiari n. 6 (2017) prosegue con caparbia coerenza il suo personale percorso, basato da tempo su una ricerca sul concetto di identità e memoria familiari e collettive.
Angela Grigolato con l’opera Scan (numero 7), 2018, opera una trasformazione dalla sostanza vivente, organica e calda in un’immagine fredda, pulita e inanimata attraverso l’uso dello scanner, che seleziona in modo meccanico linee e forme, sostituendosi così all’occhio umano e restituendoci la natura simulacrale dell’oggetto.
L’opera Adversa #4, 2018, di Agata Torelli è una performance che fa parte di un ciclo in cui il corpo è sottomesso ad uno sforzo ove le sensazioni di piacere e di fatica sono portate al limite. L’accento posto sulla resistenza corporea evoca le atmosfere delle azioni dell’inizio anni Settanta, ribadite in modo personale dall’uso degli strumenti di supporto: catenelle, pelle nera e velluto rosso di matrice sadomasochistica.
Quest’anno, oltre agli studenti di Arti Visive, abbiamo un rappresentante del Corso di Fumetto, Gianluca Ascione, che con la graphic novel Oxigen Boy, 2017, ci restituisce un affresco impietoso e fedele dei giovani di oggi, articolando le immagini in modo efficace all’interno di una storia incalzante.

Carmen Lorenzetti, curatrice**

* in esposizione presso Arte Fiera, Stand Fondazione Zucchelli, Pad. 26, B76
** docente di Storia dell’Arte Contemporanea e Ultime Tendenze delle Arti Visive | Accademia di Belle Arti di Bologna